Scilla e Cariddi: una leggenda siciliana

La leggenda di Scilla e Cariddi

Quella di Scilla e Cariddi è una leggenda che ha affascinato i più grandi scrittori del passato, e che ancora ai giorni nostri è ben presente nell’immaginario collettivo, ed è tuttora in grado di ispirare e affascinare chi ne viene a conoscenza.

La loro storia è antichissima, tanto che i due terribili mostri marini, che un tempo erano due bellissime ninfe, sono menzionati nell’Odissea di Omero, nelle Metamorfosi di Ovidio e nell’Eneide di Virgilio, ed entrambi sono storicamente collocati nello Stretto di Messina, l’uno di fronte all’altro.

Scilla era una ninfa, secondo l’origine più comune figlia di un dio, Forco, e di Ceto, che era solita tuffarsi nelle acque della spiaggia dell’antica città nota col nome siculo di Zancle, e che corrisponde all’incirca all’attuale Messina.

La sua bellezza catturò l’attenzione di Glauco, un semidio dalle sembianze per metà umane e per metà pisciforme, che se ne innamorò, ma Scilla, spaventata alla sua vista, lo rifiutò e scappò via. Glauco cercò dunque l’aiuto della Maga Circe, e le chiese un filtro d’amore da somministrare alla bella Scilla, ma la stessa Circe si invaghì di Glauco e quando lui la rifiutò decise di vendicarsi sull’ìnnocente ninfa.

Circe versò una pozione nelle acque in cui Scilla era solita tuffarsi, trasformandola così in un orribile e vorace mostro marino, dalle gambe serpentine e dotato di sei feroci teste canine lungo il corpo, che da allora popola le acque dello Stretto.

Scilla e Cariddi

Cariddi era invece una ninfa, figlia di Poseidone e di Gea, nota per la sua ingordigia e golosità, che un giorno la portarono a rubare una mandria di buoi ad Eracle, per poi divorarli. Eracle, figlio di Zeus, adirato per aver perso i suoi animali, si rivolse a suo padre, che per punirla la trasformò in un enorme mostro marino.

Secondo la descrizione fatta da Virgilio nell’Eneide, Cariddi “Tre volte i vasti flutti rigirando assorbe, e tre volte a vicenda li ributta”. I due mostri sono dunque tra i più pericolosi ostacoli che Ulisse deve superare nel suo viaggio di ritorno verso Itaca.

L’eroe omerico, piuttosto che affrontare Cariddi, il quale avrebbe risucchiato e rigettato il mare con estrema violenza, provocando di sicuro la distruzione dell’imbarcazione, preferì affrontare lo Stretto dal lato presidiato da Scilla, sacrificando comunque sei dei suoi compagni, divorati dal mostro marino, ma riuscendo a proseguire il viaggio.

Della leggenda di Scilla e Cariddi rimangono ancora oggi tantissime testimonianze e rappresentazioni nell’architettura e nei monumenti soprattutto nella città di Messina, e le acque del celebre Stretto, una volta palcoscenico di terribili scontri nell’immaginario mitologico, sono oggi teatro di panorami e tramonti assolutamente mozzafiato.

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Per una vacanza al mare dal sapore mitologico.